Crisi petrolifera in Libia

La Libia è sotto assedio per il carovita e i contrasti tra le milizie e sconta una situazione di instabilità politica che, per quanto poco se ne parli in Europa, ha oggi più che mai un peso sull’economia del Vecchio Continente. Questo perché con la crisi delle importazioni di gas dalla Russia la Libia che, a pieno regime esporta qualcosa come oltre un milioni di barili di greggio al giorno, oggi fatica ad arrivare ai 400 mila. La ragione di una contrazione così consistente è delle proteste dei Gilet Gialli libici che stanno di fatto quasi paralizzando il settore a colpi di scioperi e proteste.

Nel frattempo il Wti sfonda quota 108 dollari al barile e il Brent è sopra quota 111; senza la prolungata fase di lockdown produttivi in atto in Cina, di cui sembriamo esserci dimenticati ma che di fatto hanno un peso non da poco sull’economia del primo acquirente globale di greggio, virtualmente il prezzo del petrolio (secondo molti analisti) potrebbe essere ancora più alto.

Insomma il quadro che stiamo vivendo è sconfortante e, dal momento che nessuno di noi ha i mezzi per sedersi al tavolo delle trattative con i capi dei governi mondiali, l’unica soluzione possibile per non venire sopraffatti dai costi impazziti dell’energia è investire su processi di efficientamento energetico per i quali, tra l’altro, in diverse regioni italiane sono stati aperti bandi per contributi a fondo perduto.